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Pizzeria Avalon

Pizzeria Avalon: la “leggendaria” pizza con il cornicione di Lorenzo Stecconi

Cosa ha a che fare l’architettura con la pizza? Niente, direte voi. E invece la storia che vogliamo raccontarvi oggi ci dimostra che una pizza fatta come si deve è capace di incantare tanto quanto un bellissimo edificio.

Siamo con Lorenzo Stecconi, titolare della Pizzeria Avalon di Ancona. Ma non parliamo di una classica pizza, bensì della pizza con il cornicione.

Ciao Lorenzo, partiamo proprio da qui. Perché ci tieni molto a dire che la tua è la pizza con il cornicione?

Quando sono entrato per la prima volta in questo mondo fatto di impasti e farciture qui, ad Ancona,
c’era una sola idea di pizza: sottile, croccante, con un cornicione quasi inesistente. Farciture classiche o qualche volta più fantasiose, ma sempre “disimpegnate”. Nessuno si allontanava da quello che i buongustai anconetani sembravano apprezzare e richiedere.

A me, invece, non è mai piaciuto accontentarmi. Così ho iniziato a sperimentare, provare e alla fine ho portato il cornicione ad Ancona. Quando non lo vedo non mi piace la pizza. Il cornicione serve per poter permettere ai nostri ingredienti di cucinarsi, a proteggerli e a consentire alla pizza di potersi asciugare.

Vivi in un territorio la cui tradizione gastronomica è conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo. Quanto è stato importante per te studiare un binonimo “pizza-prodotti tipici” che fosse vincente?

È stato una tappa fondamentale nel mio percorso e oggi sentirmi dire o leggere sui portali di recensioni che la mia pizza è molto marchigiana, per me è un orgoglio.

Non era facile portare in questa zona pizze particolari, diverse da quelle che si era abituati a mangiare. Così, una volta deciso che la mia pizza sarebbe stata “la pizza con il cornicione”, ho iniziato a concentrarmi sugli ingredienti.

Oggi chi viene da Avalon trova il territorio servito su una pizza ben fatta. Utilizziamo l’olio 100% marchigiano, i paccasassi, il ciauscolo, la salsiccia locale, la mortadella di Macerata e tantissime altre eccellenze della nostra zona.

Ci hai confidato che quando sei arrivato per la prima volta ad Avalon, la pizzeria che hai trovato non aveva nulla a che fare con i fasti che il suo nome evoca. È stata dura cambiare le cose?

Molto. Anche perché all’inizio ho cercato di andare incontro ai desideri dei clienti che la pizzeria aveva. Una clientela che, come potete immaginare, era molto restia ai cambiamenti. Poi però ho capito che per fare il vero salto di qualità bisognava ripartire da zero.

Il mio percorso è iniziato così: con tanta costanza, impegno e con l’idea di credere fermamente in qualcosa che sapevo avrebbe avuto successo.

Quale è stato il ruolo della tecnologia in questa crescita? Ci sono stati strumenti che ti hanno aiutato ad organizzare e ottimizzare il lavoro?

Penso che oggi, se si ha un’attività e si vuole farle fare un salto di qualità, non si possa prescindere dalla tecnologia. Nel caso di Avalon uno strumento che ho voluto da subito implementare è stato quello delle prenotazioni online.

Insomma oggi non ci possiamo più permettere di perdere tempo a barcamenarci tra telefono, segreteria telefonica, e-mail o messaggi sui social a discapito del lavoro “sul campo”. Così grazie al risponditore telefonico e a un software di prenotazioni riusciamo a canalizzare tutte le chiamate, senza perdere neppure una prenotazione.

Parliamo di numeri… Quanto è importante avere un quadro chiaro di tutti i dati dell’attività per prendere decisioni strategiche che aiutino effettivamente l’azienda a crescere?

È fondamentale. I dati che ogni giorno raccogliamo, dal magazzino, passando ai quantitativi di sprechi e scarti fino ai ricavi, sono in assoluto la cosa più preziosa che abbiamo a disposizione per definire il quadro della nostra attività.

Ecco perché ho voluto fortemente un software gestionale con statistiche di Business Intelligence. In questo modo possiamo centralizzare tutti i dati sia di vendita in store sia sugli ordini di asporto tramite app e partire da qui per migliorare le nostre decisioni strategiche.

Finora ci hai raccontato un po’ il “retrobottega”. Ma siamo curiosi di sapere anche cosa avviene in sala… Come gestisci questo aspetto?

Da quando Avalon è iniziata a crescere mi sono reso conto che il classico sistema di ordinazione
con il cameriere che arriva al tavolo per prendere la comanda, era troppo lento e farraginoso.

Così ho optato per un sistema di self order dal tavolo: il cliente scorre il menù, sceglie da solo i piatti e fa partire direttamente l’ordine. Così i miei ragazzi possono dedicarsi alla cura del cliente e a fare upselling.

Abbiamo lasciato per ultimo l’argomento più sentito da chi lavora nel mondo della ristorazione: le recensioni dei clienti. Qual è la tua esperienza? Come lavori sulla brand reputation?

Sono dell’idea che quando si fa un buon lavoro, il cliente lo riconosca e sia anche invogliato a
condividere la sua esperienza positiva. A volte va solo un po’ “stimolato”.

Il nostro gestionale ci permette di chiedere ai clienti di raccontare come è stata la loro esperienza non appena si è conclusa. E raccogliere le recensioni che ne vengono fuori, e farlo con costanza, è un lavoro che alla lunga paga molto.

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